Tra il 1946 e il 1957 circa 200 mila italiani raggiunsero il Belgio e le sue miniere di carbone
Il protocollo Italia-Belgio prevedeva il trasferimento di 50.000 minatori italiani in cambio della cessione mensile, al paese, di un minimo di 2.500 tonnellate di carbone ogni 1.000 minatori.
Persone al pari di una merce, in uno scambio accordato per far vincere al Belgio “la bataille du Carbon” e che prometteva all’Italia di vincere quella della miseria del secondo dopoguerra. Lo scambio, per chi da nord a sud rispose all’appello (soprattutto da Sicilia, Puglia, Abruzzo, Campania e Veneto), fu invece lo sradicamento dalla propria terra per la speranza di una vita migliore, che al contrario si tradusse subito in condizioni di vita difficile e di lavoro estreme.
Conclusi gli accordi, nel 1957, per molti la scelta fu di restare e farsi raggiungere dalle proprie famiglie di origine. Secondo alcune fonti, nel 1961 gli italiani rappresentavano il 44,2% della popolazione straniera del Belgio.
L’area francofona della Vallonia ha rappresentato uno dei bacini carboniferi più importanti d’Europa, contando ben 4 siti di estrazione: Bois-du-Luc, Grand-Hornu, Bois du Cazier (ricordato per la tragedia di Marcinelle del 1956) e Blegny-Mine, oggi tutti iscritti nel patrimonio Unesco.